venerdì 11 settembre 2009

Vivere nella Sua Volontà

Ricevo da Danilo questo suo scritto sul progetto che sta prendendo vita a Tagliavia

Dopo questo tempo supplementare di quaresima - i giorni top delle feste di Maggio - si ritorna al silenzio e al vento costante e capriccioso, che rinfresca i giorni d’estate e s’infuria d’inverno. Ma è pur sempre Sicilia e avendo preso dimistichezza con la stagione invernale il clima risulta ottimo, tant’è che nella vicina frazione di Ficuzza (del bosco omonimo) i villeggianti da sempre per la qualità salubre dell’aria vengono per risollevarsi un po’ dall’asma o per le difficoltà respiratorie di varia natura.

Siamo al santuario della Madonna del Rosario di Tagliavia ad un’ora da Palermo, qui il silenzio e la vita si sposano. Solo d’estate la trebbia miete dall’alba fino al tramonto, la sento a distanza ogni tanto quando sono sotto vento. Poco sotto il mio balcone, si stendono morbide colline, sembrano grandi dune ora dorate di grano, ora verdeggianti di viti, di filari di olivi, di ciliegi, di fieno e avena per gli armenti e ben 50.000 giovani alberi del costituente bosco della Madonna di Tagliavia!

Questo vento birichino è un vero spasso per la miriade di passeri, rondini, gazze, corvi, rapaci albanelle, e il regnante falco pellegrino. Il suo potente fruscìo fa da sottofondo agli uccelli che senza tempo cantano, in special modo dall’alba e al tramonto. Li vedi volare, li ascolti, ti sbirciano, senti potente la vita che scorre, ti mettono allegria e ti accompagnano tutto il giorno, sono piccoli maestri di vita che vivono il Cristo nella gioia. Ovviamente a terra, furtivi, tra cacciatori e cacciati ci sono gli animali dei campi, si intravedono volpi, conigli, ricci, e le tante simpatiche tartarughe nere. Non mancano, infine, cavalli liberi, mucche, e greggi guidati da bianchi e fidati cani pastore.

E, come se non bastasse, lo scenario più spettacolare è proprio di fronte all’eremo, a pochi passi: l’incanto del laghetto volto al tramonto. È sempre pieno d’acqua e di pesci, è una sorta di silenziosa “base aerea”, un’oasi d’acqua libera, inutilizzata e incontaminata, popolata di uccelli d’acqua, stanziali e migratori, che come aerei atterrano, ripartono, nidificano, si azzuffano nell’acqua e pescano. Ci sono anche trampolieri, addirittura un timido gruppo di dodici cicogne... tutto questo è favoloso!


Insomma: natura, natura, un distillato di energia vitale allo stato... naturale! Qui non possono mancare gli hobbit del luogo, quei pochi contadini del colore della terra bruciata e con le facce di bambini cresciuti, dalle mani di ferro, massicci e mansueti. Pare che il tempo qui non sia mai passato e li abbia forgiati così uguali da migliaia di anni. Ti guardano sì sorridenti ma come se fossi un marziano caduto lì sulla terra, allegramente ti trinciano la mano ad ogni saluto… Ogni tanto stai un po’ con loro e ti fanno teologia senza saperla e t’incanti e ti stupisci.

Questo giardino di Dio per i “passanti” viene definito un posto solitario, abbandonato, lontano dalle città. Di certo è un luogo essenziale (poche le “distrazioni”) ma, fatalmente, chi si vuol fermare qualche ora, s’incanta. È Dio che risponde con la pacifica maestà della sua creazione alla sete di chi mai trova pace col proprio mondo.

Attraverso l’iconografia dei segni naturali di questo luogo dell’infinito chiunque entra in un contatto intimo e totale, forse mai cercato prima, è come uno spiraglio di luce alla sua inconscia ricerca di Dio. Sei immerso e al contempo sei di fronte al quadro che tuo Padre dipinge, insieme all’uomo antico e fedele che lo coltiva e lo custodisce alla maniera di Adamo prima della rottura dell’alleanza. Dio, in questo avamposto di paradiso, insieme all’uomo crea ancora la sua essenza vitale, la bellezza, effonde il suo canto per il suo diletto, fuori dal tempo eppure sempre nuovo, semplice e nel contempo divino. Chiunque ne sia alla ricerca, sente il suo fascino, saggia la verità di essere fatto di questa realtà, unica e totale, sei il fine del suo amore, il germoglio filiale della sua teofania permanente. Vedi tua madre e sorella natura. Lui la crea per te e la dispone mirabilmente perché tu ogni giorno possa contemplarlo nel Suo Lavoro e così ne assumi la sua stessa visione amante, a dipingi insieme con Lui.

Come Geremia: “mi hai sedotto Signore e io mi sono lasciato sedurre”.

Nessuno se ne va da qui zitto, senza dover dire una parola di stupore. La domenica dopo la messa del vespro i visitatori ritornano a casa incantati, i locali se ne stanno qui fino a tardi, vispi e festosi insieme agli uccelli che schiamazzano sugli alberi.

Sono già le otto di sera. Il tramonto sta cominciando, è lo spettacolo supremo, come di una prima teatrale, il visitatore guarda l’orologio, è tardi, è andato fuori dall’orario di libera uscita, deve rientrare - col magone - in città. Promettono di ritornare prima possibile e di starci anche di più ma quasi mai ritornano, forse dispersi nei tunnel dell’industria del caos, la città, o forse questo mondo non gli appartiene più e allora è come andare allo zoo, solo che ti accorgi che ora in gabbia ci sono loro.

Com’è possibile, Dio crea tutto ciò per il nostro bene e non lo vediamo più, desideriamo altro. Siamo cambiati? Chi siamo? Qual è il nostro mondo, quello creato da Dio con nostra sorella natura o quello che creiamo noi nella città, in nome di chi? Dio pazientemente lo cura aspettando sempre qualche figliol prodigo. Credo che oggi, oltre alla conversione spirituale, ci debba essere anche una conversione verso il nostro stato naturale, l’ecosistema in cui siamo stati concepiti. Non possiamo riconoscerci in una natura sfigurata da sviluppi di modelli non umani e non cristiani, altrimenti facciamo solo conversioni monche e questo non basta. Noi oggi facciamo un meraviglioso cammino spirituale, ma sul piano materiale alimentiamo di fatto l’esistenza schiava e suicida del mondo. Il nostro spazio vitale creato da Dio non è la città che è sempre più un inferno.

È il tramonto. In barba ai vari pro e contro esistenziali e teologici qui è sempre un’immensa orchestra, colori e suoni incantevoli per ogni stagione e, come vecchi amici di sempre, al vespro ti incontri con Dio Padre nel suo “vecchio” giardino come Adamo ed Eva.

Finita l’attività quotidiana faccio i vespri, che in estate recito mezz’ora prima che il sole sparisca perché dopo, nella luce del tramonto, nel silenzio raccolto, c’è Dio che prega… e qui diventa indicibile e riduttivo esporvi davvero cosa si prova ogni sera, ne rimango sempre stupito. Tu lo contempli, lo adori, e ti perdi in questa dilatazione in tutte le cose create, perché anche Dio ha desiderio di te e si adatta a te, si offre alle tue emozioni. E così la tua natura, nella Sua Paterna, è Una, si sublima.

Melodia senza parole, è una liturgia cosmica d’amore, un matrimonio in cui Dio a te svela la tua infinita bellezza sposandoti con la pura bellezza del suo creato. Parole enfatiche? No, è la realtà. È la “visio dei” che in te trova luogo, si fa grembo beato del tuo Signore.

È ovvio pensare allora che il giovane pastorello Davide vedendo il suo Divin Padre dipingere il creato, Lo contempli e partecipi lodando e cantando beato, come può fare solo un’anima figlia, che proprio nell’amore creatore del Padre è libera, e tutta si dona a lodare Dio in tutto il creato, è il suo unico infinito desiderio e che ripete in noi: il Signore è il mio pastore non manco di nulla, in pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce... Davide cantava leggendo lo spartito divino della natura che l’uomo ascoltava già prima che la Parola si rivelasse in Cristo Gesù. Il vero Dio si rivela nella Parola, in Gesù Cristo, ma si rivela prima ancora nel creato con un linguaggio universale che tutti gli esseri viventi possono ascoltare e condividere. E' un linguaggio trascendente a tutte le creature e si rivela a ciascuno secondo la propria capacità e identità ma che ha sempre un’anima comune sorgente che unifica tutte le creature e le raduna tutte in una sola voce: un solo Dio, il Dio Uno e Trino. Perciò, anche il non credente, o l’indifferente, senza saperlo qui loda Dio ed io come Maria “serbo nel cuore”, nel segreto esulto di gioia, allora mi adeguo e condivido col suo parlare l’Unica gioia di Dio, il sentirci uniti, donando Dio al di là dei linguaggi. Il linguaggio della natura è allora il primo linguaggio che ci accorda alla generante melodia dello Spirito del Padre e porta ad aprirci in ciò che siamo: persone. Noi viviamo per essere persone, cioè per incontrarci, per fondarci, per rinnovarci, per espanderci nel Cristo sempre giovane, reciproci amanti dei tesori dell’altro, senza le divisioni dalle logiche dell’io, sentirsi l’uno nell’altro chiunque sia col linguaggio umile della Tota Pulcra.

Il vento è fresco anche oggi che è Luglio inoltrato. Francesco torna a casa coi suoi aiutanti stagionali, è il contadino che lavora per mantenere l’enorme podere del santuario, frutto antico di vari lasciti ai monaci che lo affidavano a chi era senza lavoro: 157 ettari!

Solo ora capisco cos’è questo santuario e che forse vale per tutti i santuari, è sì un segno voluto da Dio, il luogo che Dio sceglie per comunicarsi attraverso segni straordinari. Padre Barsotti ne parla nella TEOLOGIA DEI SANTUARI E DEI PELLEGRINI” (Relazione allegata all’Adunanza di Firenze del 5 marzo 1972), ma quello di cui non posso tacerne la gioia, è il segno di fondo oltre i segni miracolosi propri dei santuari: è che Lui con tutta la sua natura sembra che preghi per te, in te che sei lì. Non riguarda solo qualche giorno, qualche momento ispirato, qui ascolti Dio che prega nel linguaggio da Lui creato per te, la natura tutta, universale, visibile e invisibile; con esso sana e colma la tua essenza umana unificandola fino alla pienezza del creato, che tu ti dica ateo o religioso, sei così.

Dio crea la bellezza e tu stai lì, sedotto dalla stessa melodia davidica di quegli strumenti che a Lui s’intonano e in Lui si rinnovano e ne vivono la stessa essenza dinamica, spettacolare certamente, ma più ancora immensa, profonda, semplice. Lì sei puro ascolto. Fuso in questa dinamica a volte non sai più dove finisci tu e dove comincia Lui, sei Uno nel Figlio, e nel Figlio sei il Padre e in essi sei tutto, chiunque tu sia, così come sei anche se non lo sai... (che capogiro di parole!). Vi può sembrare una stupidaggine, ma hai la sensazione che Dio sia qui finalmente libero di donarti il fior fiore di sé per i tuoi sensi intorpiditi, indolenziti, o sclerotizzati che, per quanto induriti, si distendono e si riunificano a questa semplice paradisiaca tenerezza. E ti senti bellezza nell’Uno, e sei Uno, e puoi dire nell’infinitezza e nella pienezza del Cristo vivo: “io sono”, senza temere facili smentite teologiche. Nell’immenso tu Sei.

Tutto sembra immobile e tutto invece si muove, non c’è nulla di ripetitivo, di simile, di stancante, ogni istante è una commovente icona vivente. Come ex fotografo mi diverto molto, ma credo sia un bella sfida anche per un pittore, quante emozioni da condensare in un quadro!

Chiunque qui guarisce. Non può non ascoltare tutta questa maestà. Mi richiama, la teofania biblica del grande carro di Dio di Ezechiele che avanza irresistibile e ti intona alla sua stessa nota, e senza che tu ti perda in essa acquisti la tua specifica unità in Lui che è e ti dona la tua esistenza piena. Quale sia la tua vita, qui capisci l’essenza della parola “tutto”, “pieno”, “uno”, “infinito”, e te ne senti così parte da esserne tutto sposo o meglio sposa di Cristo. Ora so cos’è un santuario. Qui i sandali non ti servono più, devi toglierli, come Mosè, e come Davide sei sui pascoli erbosi e verdeggianti di Dio. Come nella natura vergine di Maria, Dio Padre ti accoglie nel suo grembo generante, nel seno dell’immacolata concezione di ciò che sei in Cristo.

Senza timore puoi dire “io sono”, sono parte piena ed unica di quest’immensa vita, che tutta si dona in me, anche se fossi l’ultimo scarto della terra.

Spero di avervi fatto capire che, anche qui, si sta bene se il tuo cuore cerca davvero Dio solo.

Sopra l’altare del santuario sotto il quadro seicentesco della Madonna del Rosario c’è scritto “Salus Infirmorum”, e veramente qui mi sento sempre più un infermo al cospetto di Dio e a ciò che siamo per Dio Nostro Padre. Proprio per mezzo di queste stesse infermità, ci rivela il Cristo in noi, l’amore vivo e vero, ovunque e chiunque siamo, perché come in Maria Madre siamo sacramento d’amore. Qui è un’infermeria dello spirito, i guariti diventano infermieri e il dottore è Gesù Cristo, con Maria che accoglie tutti nel suo grembo d’amore.

Per quanto tu sia fatto di città, Dio ancora umilmente si abbassa visibile nella sua natura poderosa e prega colla sua creazione e col suo Lavoro per te, figlio nel Figlio.

Sono passate due ore e al posto del tramonto è spuntato uno spicchio di luna rossa sul ciglio delle colline blu sotto uno splendore di stelle. Non sto sognando sto semplicemente vivendo il sogno di Dio.

In Cristo davvero tutto è compiuto, in Lui noi figli non dobbiamo fare altro che questo: render la Grazia del Cristo vivente coltivando e custodendo il suo paradiso, il mondo visibile e invisibile del suo Spirito.


Scusatemi per questo turbine di pensieri, sensazioni e stupori, toccate e fuga che le mie scarse parole impoveriscono, ma sento giusto lodare il Signore e mi è impossibile contenermi ancora e quindi cercate di non far caso alla mia inadeguatezza letteraria.

E, visto che siamo alla fine, “Pregate Pregate Pregate” come dice la Madonna a Medjugorje per la santità di un linguaggio universale e per il mio cammino sacerdotale. Sono al secondo anno e, come soleva fare Damiano ora sacerdote, vi chiedo di pregare per i miei studi, specie per gli esami, che non perda tempo visto che sono prossimo ai cinquanta anni anagrafici.

Pregate ininterrottamente perché altri possano sentire la chiamata a vivere in questo luogo dell’infinito, un avamposto di Dio dove il Signore ha posto la sua “piccola ancella”, proprio Lei mi ha chiamato qual grande peccatore col suo rosario santo, questo è l’eremo e santuario della Madonna del Rosario di Tagliavia a 12 km da Corleone, Palermo.

Per questo ben di Dio vi ricordo, già nel titolo, che il nostro compianto arcivescovo Cataldo Naro ha desiderato tanto disporlo per la comunità nostra e che col suo successore arcivescovo Salvatore Di Cristina con l’assenso di p. Serafino allora superiore generale, ciò è diventata volontà di Dio con la mia presenza, perché divenisse un segno vivo e permanente della CFD nella Chiesa dove si è tanto prodigato il nostro padre vescovo amato dal Padre.

Nel Feng Shui, un’antica arte cinese ausiliaria dell’architettura, il monastero deve avere delle risorse naturali dall’ambiente, sia morfologiche che abitative. La cultura cinese predilige che ci siano il vento e l’acqua, la cultura occidentale predilige il paesaggio. Entrambe devono essere presenti per l’equilibrio psicofisico dell’uomo. Sussistenza materiale e infinitezza spirituale, due componenti vitali per una permanenza nel tempo di un habitat umano equilibrato.

Un grande abbraccio a tutti e spero d’incontrarvi presto!

Un grande abbraccio anche a quelli che si scordano di pregare per ciò!

vostro Danilo Di Trapani.

daniloditrapani60@yahoo.it

Sal 65, 12 . 24

Coroni l’anno con i tuoi benefici,

al tuo passaggio stilla l’abbondanza.

Stillano i pascoli del deserto

E le colline si cingono di esultanza.

I prati si coprono di greggi,

le valli si ammantano di grano.

Tutto canta e grida di gioia.

martedì 8 settembre 2009

Cantico dei tre giovani nella fornace


Benedictus es, Domine, Deus patrum nostrorum,
et laudabilis et superexaltatus in saecula;
et benedictum nomen gloriae tuae sanctum
et superlaudabile et superexaltatum in saecula.
Benedictus es in templo sanctae gloriae tuae
et superlaudabilis et supergloriosus in saecula.
Benedictus es in throno regni tui
et superlaudabilis et superexaltatus in saecula.
Benedictus es, qui intueris abyssos sedens super cherubim,
et laudabilis et superexaltatus in saecula.
Benedictus es in firmamento caeli
et laudabilis et gloriosus in saecula.
Benedicite, omnia opera Domini, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, caeli, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, angeli Domini, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, aquae omnes, quae super caelos sunt, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicat omnis virtus Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, sol et luna, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, stellae caeli, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, omnis imber et ros, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, omnes venti, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, ignis et aestus, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, frigus et aestus, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, rores et pruina, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, gelu et frigus, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, glacies et nives, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, noctes et dies, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, lux et tenebrae, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, fulgura et nubes, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicat terra Dominum,
laudet et superexaltet eum in saecula.
Benedicite, montes et colles, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, universa germinantia in terra, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, maria et flumina, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, fontes, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, cete et omnia quae moventur in aquis, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, omnes volucres caeli, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, omnes bestiae et pecora, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, filii hominum, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedic, Israel, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, sacerdotes Domini, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, servi Domini, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, spiritus et animae iustorum, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, sancti et humiles corde, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula.
Benedicite, Anania, Azaria, Misael, Domino,
laudate et superexaltate eum in saecula;
quia eruit nos de inferno et salvos fecit de manu mortis
et liberavit nos de medio fornacis ardentis flammae
et de medio ignis eruit nos.
Confitemini Domino, quoniam bonus,
quoniam in saeculum misericordia eius.
Benedicite, omnes, qui timetis Dominum, Deo deorum;
laudate et confitemini ei, quia in saecula misericordia eius.

martedì 1 settembre 2009

Cronaca incontro 2009



Anche quest'anno, nella settimana precedente la festa dell'Assunta, ci siamo incontrati per la quinta volta alla Fornace per riflettere sugli 'stili di vita'.

Il tema scelto è stato quello della vita in comune, in famiglia come nel monastero, che incoraggia al superamento dei propri limiti e sprona ad uno stile di vita che testimonia più fedelmente il Vangelo.

L'incontro ha avuto una grande partecipazione e in diversi hanno accettato di dormire con materassino e sacco a pelo. Ospite dell'incontro è stato Bruno Volpi, un laico che ha portato la testimonianza di come sia possibile anche per delle famiglie vivere delle forme di condivisione più intensa.

Per non rimanere ad un livello solo teorico abbiamo deciso di sperimentare il metodo della condivisione dei vissuti personali, utilizzato nelle comunità di famiglie che fanno capo all'associazione di Bruno Volpi. Fin dal primo giorno ci siamo disposti all'ascolto benevolo, non giudicante, prendendo spunto dai temi attinenti estratti dalle circolari del Padre.

Dapprima abbiamo meditato sul senso dell'amicizia cristiana, poi siamo entrati nel cuore del tema proposto analizzando tre pilastri della vita in comune: l'apertura, l'accoglienza e la condivisione. Ci siamo interrogati sulla nostra personale apertura verso i fratelli, la capacità di accoglierli e di condividere con questi anche i bisogni materiali.

Quello che è emerso con forza e che ci sentiamo di condividere con tutta la Comunità è stata la necessità di essere realmente famiglia, un luogo dove si accoglie e si è accolti, a prescindere dalla simpatia che possiamo provare gli uni verso gli altri.

Il luogo e la mancanza di distrazioni ci ha portato a momenti di profonda condivisione, con le stelle che illuminavano il cielo e le candele che davano un calore nuovo alle preghiere della notte.

E' stata anche l'occasione di conoscere e scambiarci idee su nuove esperienze di vita che riguardano alcuni consacrati, quella nel Santuario di Tagliavia a Monreale (PA) o la comunità di famiglie di Trento, esperienze che possono interessare anche altri consacrati e che potranno dare vita a nuovi stili di vita nella Comunità.

Intanto guardiamo avanti, e per l'incontro dell'anno prossimo attendiamo idee da tutti i consacrati.


Testimonianza di Danilo

L’esperienza della Fornace - non so come - lascia un segno indelebile a chiunque, che si tratti di consacrati della Comunità o di amici. Tant’è che dopo due giorni ci si prenota già per l’anno successivo, è la prassi Fornace. Ormai c’è gente che viene ogni anno e ogni anno vive esperienze uniche nella gioia del Cristo vivo nell’esperienza quotidiana e intima delle prime comunità cristiane.

Il livello di fraternità raggiunta è straordinario, la condivisione a vari livelli è totale e libera, tutti danno il massimo perché hanno voglia di farlo senza formalismi, ma con generosità. Quelli che all’inizio stanno chiusi nella loro idea poi si aprono e danno il meglio di sé. L’amalgama fra i vari rami è tale che non si pone distinzione alcuna, certo si mantengono i ruoli ministeriali, ma che tu sia il sup. gen. p. Benedetto, o l’ultimo arrivato o di passaggio, lì non sei mai ingombrante o fuori posto, sei un membro della famiglia, unico e insostituibile.

Fatte le presentazioni iniziali per conoscerci, il carisma della CFD nello Spirito Santo alza le vele e ci trasporta in questa piccola imprevedibile avventura al di là del tema guida. Ognuno spontaneamente esprime la genuinità personale e aperta di battezzati nel Cristo vivente, cosi come si è, donandosi docilmente come piccole Marie... che bellezza! Alcuni arrivano con grossi freni inibitori ma dopo un po' sembrano cosi liberi da se stessi e belli come solo i figli di Dio lo sono. Anche il pagano di passaggio scopre il Cristo in sé, glielo leggi in faccia, alcuni hanno promesso di volerci tornare per fare tutta la settimana… in questa comunità cristiana? Roba da matti! Quando l’ho sentito detto col cuore, avevo le lacrime che scorrevano dentro di me.

Non stiamo lì a fare catechesi affascinanti, magisteriali, non siamo personaggi di spicco (anzi, tra noi ci sono abbastanza “scassati” dalla vita), siamo la CFD, siamo il Corpo di Cristo, cerchiamo di vivere lì la vita familiare delle prime comunità cristiane, niente di più semplice, niente di più vero.

Semplicità, docilità, allegria, partecipazione, libertà, si miscelano in una favola vera che vien fuori dalle mani sapienti del Nostro Papà Creatore che sta coi suoi figli. Momenti di relax e momenti festosi, meditazioni liberanti e arricchenti, oppure musica e barzellette, con il pane e i cibi del nostro forno a legna. In una settimana facendo la cassa comune abbiamo speso 25 euro a testa, metà dei quali per pagare le spese di viaggio al nostro ospite!

Che dire... non è possibile riportare tutto ciò che avviene, tanto l’anno prossimo sarà un’altra cosa che solo nostro Padre sa, come al solito ci stupirà ancora.

In ultimo posso dire che in questa esperienza ci si convince della “visio dei” che mossero le prime comunità cristiane a unirsi in famiglie generanti vita, generanti il Cristo luce per tutti gli uomini.

Incontriamoci alla prossima, naturalmente!